Ci lascia con un sorriso la mostra di Domenico Gnoli (Roma, 1933 – New York, 1970) alla Fondazione Prada a Milano.
Ritroviamo tutto, ma proprio tutto, in quei grandi quadri che occupano il piano terra del Podium del museo: il dettaglio prezioso, quello che cambia la percezione delle cose, ma anche l’insignificante, il trascurato. Non ci sono classificazioni di grado o rilevanza, ma una carrellata di quadri come fermoimmagine di una quotidianità impreziosita.
Ritroviamo tutto, ma proprio tutto, in quei grandi quadri che occupano il piano terra del Podium del museo: il dettaglio prezioso, quello che cambia la percezione delle cose, ma anche l’insignificante, il trascurato. Non ci sono classificazioni di grado o rilevanza, ma una carrellata di quadri come fermoimmagine di una quotidianità impreziosita.
La mostra infatti, visitabile fino al 27 febbraio, è ragionevolmente ascrivibile fra le grandi retrospettive, radunando più di un centinaio di opere realizzate tra 1949 al 1969, appartenenti a collezioni pubbliche e private internazionali.
PIANO TERRA – PODIUM
Il progetto dell’esposizione, a cura di Germano Celant, è concepito per facilitare l’immersione dello spettatore nelle opere dell’artista, favorendo una fruizione pura, scevra da ogni etichetta o incasellamento. Con questo intento sono state anzitutto disposte le tende scure che negano totalmente ogni interferenza che dall’esterno sarebbe potuta giungere attraverso le grandi vetrate della sala.
Allo stesso modo poi è stato pensato l’allestimento curato dallo studio 2×4 di New York, con le opere disposte su pannelli simmetrici, che formano un labirinto dove perdersi è tutt’altro che angosciante. Pur nella semplicità della loro disposizione, la mancanza di punti cardine e la linearità nell’assetto allentano le gabbie della nostra percezione dello spazio-tempo, facilitando una più intima e incorrotta concentrazione sulle opere.
LE SEZIONI
La lettura del percorso espositivo è poi facilitata dal modo stesso in cui le opere sono organizzate, secondo diverse tematiche: dalle stanze da letto alle scarpe, dalle scarpe ai colletti, passando per le cravatte e i capelli. Sono solo dettagli – piccole parti di un corpo celato o forme nascoste da un lenzuolo steso – quelli riportati dall’artista in un formato ingrandito, espanso.
Come dentro ad un sottomarino, in uno spazio ovattato, attraverso grandi oblò abbiamo una veduta limitata del mondo esterno. È una parzialità che nega ogni soggettività e sfiora il mondo delle idee. Certo, sono oggetti e corpi non certamente “ideali”, ma tanto semplificati da apparire generali. Non sono singoli uomini, infatti, quelli riprodotti nei quadri di Gnoli, ma frammenti di umanità in una narrazione divertita.
Lo spirito pop dell’artista, che rappresenta in forma isolata il “noto ai più”, non deve far indulgere a facili conclusioni; neppure però si può negare a Gnoli l’influenza delle coeve espressioni artistiche. Questo è principalmente evidente nelle opere dei primi anni ’60 del Novecento, anch’esse parte dell’esposizione, che si distanziano dalle successive per la loro materialità.
Sono infatti dipinti la cui superficie non è liscia, al punto da divenire una limpida finestra attraverso il soggetto; Gnoli, in queste prime opere dà maggiore rilevanza, infatti, a dettagli materici che opacizzano la diretta rappresentazione e che svelano rapporti con l’informale materico che in quegli anni si stava sviluppando in Europa. Come per esempio non ritrovare l’opera di Antoni Tàpies nell’utilizzo della sabbia nell’impasto del colore per creare diverse suggestioni? Anche alcuni soggetti dei dipinti di quegli anni, materici e al contempo consunti, sembrano richiamare le opere di Jean Dubuffet, senza avere però la medesima tragicità.
PRIMO PIANO – PODIUM
Il primo piano del Podium della Fondazione è poi un’analoga sequenza, impostata come una quadreria, di foto, documenti e opere principalmente su carta che tracciano il percorso artistico di Gnoli, a partire dai suoi primi lavori nel teatro.
Si chiarisce così, proprio grazie a questi iniziali impegni artistici, con quale spirito siano sopraggiunte le grandi tele esposte al piano inferiore – quale naturale prosecuzione di una carriera iniziata come scenografo e disegnatore di costumi. Si tratta infatti di opere teatrali, sia per la loro importante dimensione, sia per la modalità di rappresentazione che ne contraddistingue i soggetti. Come su un palco, trovano il loro spazio in scena frammenti di quotidianità, ingigantiti ed esasperati: teatranti disposti in posa di fronte allo sguardo curioso dello spettatore.
Così come ogni dettaglio ha la propria ragion d’essere nella commedia della vita, allo stesso modo i close-up di Domenico Gnoli trovano il proprio posto nell’incredibile e variegata trama dell’arte.
In copertina: veduta parziale della mostra Domenico Gnoli, Fondazione Prada, Milano. Courtesy Fondazione Prada.
PRIMO PIANO – PODIUM